L’alta moda per ogni esigenza.

Adaptive moda e disabilità: si chiama adaptive fashion e sta spopolando sempre più soprattutto negli Stati Uniti e pian piano in tutto il mondo. Lo scopo dell’adaptive fashion è quello di vestire in base alla disabilità, ovvero creare una gamma di abiti adatti a “cadere” su ogni tipo di condizione fisica, adattandosi a carrozzine e stampelle valorizzando la bellezza singolare di ogni tipo di persona. Non è solamente una grande occasione per i disabili, che potrebbero valorizzare sé stessi grazie a nuovi tagli, ma si tratta anche di un grande business su cui la moda ha intenzione di investire.

Si tratta di un tipo di moda che permette ai disabili di avere anche negozi a misura di carrozzina senza barriere architettoniche per permettere alle persone con disabilità di fare shopping in tutta tranquillità.

Gli albori:

Il trampolino di lancio di questa nuova moda è stato dato da Alexander McQueen che fece sfilare oltre vent’anni fa la modella Aimée Mullins dotata di due protesi alle gambe realizzate in legno.
Il primo ad occuparsi recentemente di questo nuovo indirizzo di moda è stato Tommy Hilfiger che nel 2016 ha creato una linea di abbigliamento interamente dedicata ai bambini affetti da varie disabilità. Il progetto è stato sostenuto dalla stilista Mindy Scheier madre di un bambino affetto da distrofia muscolare. Il progetto, apprezzato dai bambini, è stato poi esteso verso gli adulti ed è stata creata una linea di abbigliamento costruita sulle specifiche esigenze richieste dalle varie tipologie di disabilità.

Adaptive moda e disabilità: i tanti esempi

Sono stati diversi i marchi che hanno seguito la scia di Tommy Hilfiger, i negozi Target si sono allineati con questa nuova linea adaptive concentrandosi sull’abbigliamento di tutti i giorni.
Il portale e-commerce Asos ha pubblicizzato negli ultimi anni una tuta coloratissima disegnata con la collaborazione dell’atleta Chloe Ball-Hopkins affetta da distrofia muscolare che sentiva l’esigenza di partecipare a festival pubblici senza bagnarsi in caso di maltempo. Aerie ha puntato sulla lingerie facendo posare con i propri prodotti modelle affette da vitiligine, in carrozzina, con il sacchetto o il dispositivo per l’insulina.
Danielle Sheypuk è stata la prima modella a sfilare in carrozzina del 2014 durante una fashion week newyorkese per la collezione di Carrie Hammer.
Per la collezione 2018/19 Willy Chavarria ha portato in passerella tutte le sfaccettature della disabilità adattando gli abiti ad ogni genere di esigenza, facendo sfilare anche un modello senza un braccio.

Come vengono realizzati:

Aperture per le gambe più ampie, velcro al posto dei bottoni, tasche e tessuti studiati per vestire e proteggere bene i tubi per l’alimentazione, sono solo alcune delle modifiche realizzate per la moda adaptive fashion in modo da assicurare una vestizione semplice in ogni condizione.

Modelle e popolarità:

Per una donna vedersi rappresentata da una modella che ha la medesima disabilità è decisamente positivo nell’accettazione del proprio corpo e di quelli che fino a qualche anno fa erano considerati ancora “difetti”. Dopo la presenza sulle copertine delle riviste di moda è iniziata anche la popolarità tramite i social. In USA sono particolarmente seguire Chelsea Werner, una modella con la sindrome di Down; Jillian Mercado, affetta da distrofia muscolare.

In Italia:

In Italia l’adaptive fashion non è particolarmente pubblicizzato. Non sono mancati, però, numerosi esempi virtuosi: Beatrice Vio, la campionessa paralimpica, è ambasciatrice della Maison Dior, disegnata da Maria Grazia Chiuri; Chiara Bordi, amputata ad una gamba, è stata candidata di titolo di Miss Italia.
Negli ultimi anni a Milano e Roma sono stati ospitati diversi appuntamenti dove modelle in sedia a rotelle indossavano abiti di Cruciani, Urzi e Balestra. Forse un primo passo avanti verso una generale mobilitazione dell’intero mondo della moda.

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