Le protesi Gillingham & Son, la manifattura inglese.

Spesso si tende a pensare che la fotografia artistica che riguarda soggetti con protesi o diversamente abili sia una novità inclusiva del nuovo millennio, ma forse vi stupirà sapere che non è affatto così.

In Inghilterra, un certo James Gillingham di professione calzolaio, è diventato un vero e proprio punto di riferimento per quanto riguarda la manifattura delle protesi nel corso del XIX secolo e molti fotografi del tempo hanno voluto immortalare le modelle e i modelli che indossavano le protesi.

La storia delle protesi per disabili

Quella che diventerà un’importante industria inglese, ha preso il via per caso. Al calzolaio è stato richiesto di creare una protesi per il braccio di un artigliere della zona, che aveva subito un incidente con un cannone. Correva l’anno 1865. Nonostante fosse la prima volta che il calzolaio di trovava di fronte ad un compito così complicato pare che la fortuna del principiante abbia avuto la meglio e il risultato fu così strabiliante e funzionale che furono in molti, di lì a poco, a fare richiesta di un braccio artificiale. Un anno più tardi le richieste erano talmente tante, generalmente provenienti da mutilati di guerra, che il calzolaio potè fondare il “J. Gillingham & Son”. Le protesi erano particolarmente lavorate e di bell’aspetto con annessi dei meccanismi che favorivano il movimento, soprattutto delle gambe artificiali. Ma non solo, erano disponibili anche busti, ginocchiere e strumenti di contenimento per fratture e lussazioni.

Le protesi per portatori di handicap

Ogni protesi richiedeva almeno dieci giorni di lavorazione e si presentavano come particolarmente leggere e durevoli nel tempo. Le dita venivano realizzate intagliando il legno, non erano di particolare utilità, ma davano all’arto artificiale un tocco d’arte e di “normalità” che molti mutilati avevano bisogno di ritrovare. Le protesi erano particolarmente apprezzate dalle donne che si prestarono per posare come modelle ai sempre più numerosi fotografi che richiedevano di immortalare i lavori del calzolaio.

Protesi per lavoratori

Gillingham non si fermò solamente alle protesi d’arte, ma studiò anche le protesi “da lavoro”, ovvero che avrebbero permesso ai lavoratori di continuare a svolgere la propria attività artigianale nonostante la mancanza di un arto. Dopo uno studio uscirono numerose protesi con incorporati gli strumenti da lavoro, o un sistema ad incastro per inserire gli strumenti. Vennero vendute protesi con accessori quali ganci, ferri da maglia, posate o molle.

I risultati relativi alle Protesi XIX secolo

I risultati di questo lavoro furono strabilianti, per l’epoca. Nel 1910, dopo nemmeno 50 anni di attività Gillingham e figli avevano permesso a 15 mila persone di recuperare parte delle funzionalità che possedevano prima dell’amputazione e favorito il più sereno reinserimento nella società di molte donne e lavoratori che prima, come testimoniano loro stessi nelle proprie lettere, provavano vergogna nel mostrarsi in pubblico. Ma l’opera di Gillingham non si fermava solamente ai più ricchi, ma anzi, favoriva l’acquisto delle protesi anche per le fasce più basse della popolazione: ai poveri veniva data la possibilità di pagare a rate o di ottenere grandi sconti e per i primi vent’anni non fece pagare le modifiche agli arti che realizzava.

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